La guerra in Siria

novembre 2015

Fino a poche settimane fa lo scenario siriano, per quanto complesso, sembrava una storia già scritta, come l’Iraq, l’Afganistan o la Libia: un grande show americano composto da una prima fase di guerra, con il dispiegamento di ingentissime forze militari, seguita dal ritiro delle forze di occupazione così da lasciare il paese “salvato” nel caos. L’affaire Siria, tuttavia, sembra essere scappata di mano a Washington dal momento in cui Mosca ha iniziato a bombardare alcune postazione di terroristi sul territorio siriano. Un punto sul quale le potenze mondiali (in primis Usa e Russia) non sono d’accordo è a chi applicare l’etichetta di terroristi: per gli Stati Uniti i nemici sono il legittimo governo di Bashar al-Assad e lo Stato Islamico, per il Cremlino sono la galassia dei ribelli e, unico punto d’accordo con la visione americana, lo Stato Islamico.

Mappa di Daniele Dapiaggi


LA COALIZIONE NAZIONALE SIRIANA
Il gruppo dei ribelli al governo di Assad racchiude in sé diverse correnti politiche, rappresentate ciascuna da uno o più gruppi armati. L’Esercito Siriano Libero (ESIL) è nato dietro la pressione internazionale aggregando i gruppi ribelli che diedero inizio all’opposizione armata al governo nel 2011. Esso persegue una politica laica e nazionalista, ma in alcune aree ha stretto alleanze con gruppi radicali. Il Fronte Islamico Siriano di Liberazione (FISL) è il secondo gruppo della Coalizione per numero di militari dopo l’ESIL; vorrebbe una Siria democratica, ma con una forte cultura islamica. L’Esercito dei Mujaheddin, costituito da soli siriani, si è formato nel 2014 in funzione inti-Isis e opera nella zona di Aleppo. Accanto a questi gruppi ne esistono molti, più piccoli, che perseguono l’obiettivo di far nascere una nuova società siriana basata sulla Sharia (al-Sham, brigata dei Martiri di Siria, brigata Tawid e molti altri).

Infografica di Daniele Dapiaggi